lunedì 3 novembre 2008

DIFESA

Eh, che potrò mai rispondere? Non che il capo abbia tutti i torti, non che il suo discorso non abbia un fondo di vero. Dal suo punto di vista almeno. Su un punto però non è stato onesto: gli aborigeni.
Avevo scritto un episodio sugli aborigeni.
Gli aborigeni sono una questione spinosa. Anche la letterattura specializzata, di viaggio e divulgativa non sa mai come affrontare il problema: si tratta tutto e poi ci si dice: manca niente? Oh beh... mancherebbe la questione degli aborigeni e se non l'abbiamo trattata fin ora è perchè è la parte più difficile della faccenda.
Gli aborigeni non hanno più rispetto di sè.
Non hanno più rispetto dei propri luoghi;
e non hanno più rispetto degli altri.
Il tentativo del governo australiano di modernizzare, occidentalizzare i bambini aborigeni sottraendoli dalle loro famiglie e affidandoli a famiglie bianche è stato fallimentare per almeno due ragioni: da un punto di vista umano, questo punto si commenta da solo, e da un punto di vista culturale: rompere la struttura interna di un clan equivale ad interrompere il flusso generazionale delle tradizioni, per definizione orale. Questa gente non sa più chi è, nè cosa vuole. In compenso, e comprensibilmente, è piuttosto arrabbiata. Ma questa rabbia è sterile. Il governo australiano per fare pubblica ammenda delle sue malefatte passate, dai primi immotivati massacri, alla espropriazione indebita di terra, agli episodi vergognosi della generazione rubata, è diventato prodigo e si fa un punto d'onore e di principio di sostenere economicamente questa gente esentandoli in pratica da qualsiasi seria attività lavorativa.
Gli aborigeni australiani ricordano i pellerossa americani. Sono i fantasni di se stessi.
Non dovrebbe stupire che volessi evitare di trattare l'argomento. Cosa ci si aspettava da me? Che sottoscrivessi quell'immagine da film esotico, o da catalogo vacanze in cui l'aborigeno è il custode imperscrutabile di luoghi sacri e antichi segreti? Atavico e dignitoso? Ma questo sarebbe fare il gioco della disinformazione.
Nell'episodio che avevo scritto prendevo spunto dal degrado in cui questi uomini, che hanno perso la coscienza di essere stati custodi di luoghi privilegiati, lasciano detti luoghi. Erano pagine dure in cui la sporicizia abbandonata nel deserto, cocci di vetro e decine di migliaia di lattine di birra accartocciate si forgiavano in un orribile gigante al soldo della chiesa di Corradine.
Il reverendo in quella circostanza aveva finito per l'essermi simpatico. Stava riciclando.

Nessun commento: