mercoledì 5 novembre 2008

DIFESA, SECONDA PARTE

Era un episodio con una sua forza interna: il grande gigante di rifiuti che terrorizzava Alice Springs, dopo essere uscito da qualche impensabile piega del Simpson desert o dalle Olgas. Mi sarebbe piaciuto vedere, ora che mi ci fate pensare, cosa sarebbe diventato nelle mani capaci di Willie White.
Ma il buon Willie ora non c'entra, come non c'entrano loro, gli aborigeni.
Torniamo al capo, torniamo a noi.
Basterà un mea culpa generale? Si accontenterà di tanto e in fondo di così poco, l'uomo dal naso aquilino e dal rubino intonato alla cravatta? Qual'è il suo vero scopo? A cosa mira?
E' vero la storia doveva essere semplice e lineare.
E invece è così astrusa e complessa che qualcuno la ha perfino definita delirante.
Le citazioni dovevano essere poche e facilmente comprensibili.
E invece esse formano un sottotesto esteso e intricato.
Congedare Paul Garret doveva risultare, qualora se ne fosse presentata l'occorrenza, una pratica semplice ed indolore ed egli invece è ancora in giro. Ancora vivo e con un nome diverso, vale a dire un'altra identità.
Mi chiedo: hanno un punto debole le lagnanze del capo? E' possibile fare breccia nel muro delle sue solidissime critiche? Come posso impostare la mia difesa?
Sarebbe sbagliato smentire l'evidenza. Sbagliato ai fini che mi propongo; cioè, in concreto, antiproducente.
Posso lavorare sul perchè, a patto che io riesca a pensare ad una velocità considerevole. Il silenzio che già pesa, in attesa della mia risposta, non può protrarsi in eterno. E nemmeno a lungo. Se non sarò io ad interromperlo potrebbe essere qualcun'altro e con esiti a me ignoti. Dicono di essere gente per bene, rispettabile. Tuttavia per me sono solo presenze nel buio. Potrebbero decidere oggi di infrangere il ferreo codice etico delle persone civili.
La tensione che sale istante dopo istante, percepibile e palpabile nell'aria scura, amplificata dal silenzio, rende questa possibilità tutt'altro che remota.
Quale possibilità? Ovvio:la possibilità che mi saltino addosso, che mi sbranino che mi facciano sparire.
La mia parte razionale mi grida di non lasciarmi influenzare, di non farmi atterrire. Questi sospetti, dice, sono dovuti al contesto inconsueto e sinistro.
E, dice, se il contesto è stato appositamente preparato in questo modo è per confondermi ed intimorirmi.
E se si vuole confondere una persona lo si fa per disarmarla dai suoi buoni argomenti.
In conclusione, da qualche parte devo avere sicuramente dei buoni argomenti, altrimenti non avrebbero messo in piedi tutto questo macchinoso teatro di tensione. Ma dove diavolo sono questi buoni argomenti, che sicuramente ho? Perchè non li trovo?
Concentrati sul perchè, ragiona. Non farti intimorire, non farti suggestionare.
Provo un argomento:"E' la vostra casa rivale. Mi hanno pagato perchè boicottassi in toto il vostro progetto. Pagavano bene, Erano anche simpatici..."
Mi accorgo che è controproducente, fortuna che la prova era solo mentale.
"Cosa vi aspettavate? Sono evaso da un noto manicomio criminale, l'unico in realtà, di Gotham City, evaso in seguito al cataclisma che ha spazzato via la città e lo stesso manicomio, un evaso, lo ripeto. E un folle. Non certo uno scrittore! Anche impegnandomi, la storia non poteva che essere confusa e delirante!"
No, insistere colle citazioni potrebbe sembrare un atto di ostentata mancanza di rispetto.
Cosa allora? Un codice, ecco sì un codice! Il racconto è totalmente cifrato e destinato ai servizi segreti. Sono un agente del governo.
No, non ho appoggi. Sarei immediatamente smascherato.
L'unica soluzione accettabile è ammettere che il racconto è così perchè mi andava di scriverlo così.
Perchè le loro storie semplici e lineari non mi sono mai piaciute, così come i loro personaggi tutti di un pezzo e capacissimi di vincere o morire in orario.
Ora glielo dico.

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