domenica 17 agosto 2008

PIATTI FREDDI

Dicesi omofobia la repulsione verso l'omosessualità.
Il termine non va confuso nè con con l'omofonia nè con l'omofagia, termini indicanti il primo il fatto che due parole diverse abbiano suono uguale, il secondo l'uso di mangiare carne cruda; vocabili quindi non direttamente pertinenti con quanto stiamo trattando.
Comunque...
Gli uomini dell Outback sono omofobi. Lo spettro dell'omosessualità, che scorgono ovunque, anche in compartamenti altrimenti al si sopra di ogni sospetto, più che altro li terrorizza e pregiudica buona parte dei loro comportamenti ed atteggiamenti.
Ti piace la danza classica?
Allora sei Gay.
Ti piace la danza moderna?
Allora pure.
Sei stato almeno una volta nella tua vita a teatro?
Allora hai rischiato grosso.
Comportamenti e abitudini mondane vagamenti raffinati sono indici sicuri della devianza. La musica Classica è out, la sartoria italiana è il male all'ennesima potenza e anche andare al cinema, a meno che non si tratti di sani porno, è guardato con un certo sospetto e una mal celata repulsione.
L'uomo dei deserti del centro e dell' Ovest, delle distese piatte e soffocanti e sterminate, crede fermamente che se ci si annoia bere birra possa andare benissimo. In birra veritas.
In realtà appare piuttosto evidente che l'omofobia fieramente esibita dal popolo, scarso invero, di queste regioni remote è il modo in cui esso si ripara dalle accuse di rozzezza che raccoglie dai cittadini, più civili e inurbati, delle coste e delle grandi città.
Il fatto a ben guardare esprime anche una morale, che ognuno di noi può liberamente trarre.
Tornando a noi: se volete evitare che qualcuno vi rovini la colazione sommergendovi di chiacchere inutili e vi trovate nel cuore arido del paese provate a sviscerare un qualsiasi soggetto vagamente culturale, potrebbe funzionare. E, ovvio, anche il cinema va bene.
In una mossa improvvisa e disperata anticipo i tre individui nerboruti che ormai mi siedono di frone e fanno ombra sul piatto colla loro salda mole.
"Che ne pensate del cavaliere oscuro?" dico.
Silenzio.
Assaporo la vittoria, mormoreranno qualche scusa, si ricorderanno di un impegno inderogabile e mi lasceranno alla mia colazione.
"Una delusione, mi aspettavo che come minimo fosse montato al contrario" dice il primo tipo, mentre gli altri due asseriscono.
Merda ho beccato un cittadino cinefilo ugualmente soggetto alla crisi di isolamento dell'interno.
Il suo compare, artista mi dice, ha poi un vero trip per i superoi. Dopo una lunga divagazione sull'uomo pipistrello, si presenta tendendo una mano callosa sopra il tavolo.
"Adrian", dice.
"Bolton ?" chiedo.
"No, Tranquilli".
Dopo un attimo di esitazione arguisco che Tranquilli è il suo cognome.
Senza che me ne possa accorgere mi scappa di chiedere se è italiano.
Una nuova luce gli agita gli occhi.
"D'adozione, anche se sono nato a Melbourne e tu?"
Una cosa che gli australiani, anche quelli della costa e delle metropoli , riescono a malapena a sopportare sono i francesi. Non so perchè. Anche questo atteggiamento in parte è illogico. Sostengono che i francesi hanno la puzza sotto il naso e, pare, cercano di boicottare la distribuzione dei film francesi. Dicono, gli australiani, che lo fanno perchè i francesi fanno lo stesso coi film australiani...
Anche da tutto ciò si potrebbe trarre una morale.
Personalmente non mi lascio scappare l'occasione che improvvisamente mi viene offerta di mangiare solo e in pace dorata.
"Francese, io sono francese" dico, ravvivandomi i capelli con fare volutamente effeminato.
Non c'è nemmeno l'attimo di silenzio carico di possibilità e attese di poco fa. Questa volta l'informazione viene subito accolta nel più assoluto entusiasmo.
Il nonno del tizio di destra, quello che faceva benzina all'autocisterna, mi dicono ha persino combattuto sulle Ardenne. Tranquilli ha tutti i dischi di Edith Piaf e il suo amico colleziona tutte le cartoline colla torre Eiffel.
Merda.
Ci rinuncio.
Rinuncio alla mia colazione. Ne mastico un boccone e non mi stupisco di trovarlo insapore, inutile e ormai freddo.
Decido di passare al contrattacco, prima che mi trascinino in una conversazione sul cricket.
"Che ne pensate dei fatti di Adelaide? " chiedo.
"Adelaide"
"Che fatti?"
"Chi è Adelaide, una tua amica? ".
"Forza ragazzi tutta quella faccenda sul reverendo Coradine..."
Noto che mi scrutano con sospetto. Il sospetto è crescente. C'è una tensione nuova nell'aria. Mi hanno rovinato il momento culinario che preferisco nell'arco della giornata, ma forse posso vendicarmi e terrorizzarli. A morte.
E' innegabile, questo rapporto profondo che c'è fra la vendetta e i piatti freddi.
Incomincio a raccontare...

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