Elisabetta Pieroni, figlia d’arte, a distanza di meno di due mesi, decide di portare di nuovo all’esterno della casa-laboratorio di Via Roma 19, a Barasso, un nutrito corpo dei suoi lavori.
La mostra, questa volta, si terrà presso l’oratorio Giovanni Paolo II, in via 25 Aprile a Solbiate Olona, nei giorni di sabato ( dal tardo pomeriggio alle 23) e domenica, dalle 11.30 in poi.
Accanto ai paesaggi memori delle tonalità vivaci e accese dell’autunno prealpino, ma reinventati con un piglio onirico e naif, la due-giorni presenta il repertorio delle opere realizzate in ceramica,molte delle quali impreziosite dalle tinte scure della cottura Raku. Bassorilievi, vasi , lampade sono frutto di una cura per il dettaglio e il particolare, quasi maniacale e della continua reinterpretazione di alcuni “oggetti guida” fortemente simbolici e immediatamente suggestivi, come la scala o l’albero, variati, moltiplicati, ricontestualizzati. L’esito è quello di un’incantata geografia del fantastico del tutto priva però dell’elemento orrorifico e spaventoso accampato nel profondo di ogni fiaba.
Frutto di estrema cura e paziente lavoro, ogni singolo pezzo testimonia che la fragilità può avere un colore e una forma.
Del resto, come ha scritto un noto autore portoghese, riflettendo trasversalmente sulle nuove strategie di potere e di mercato, applicate alla storia dei materiali e del lavoro artigianale nell’era della globalizzazione: “la terracotta si crepa, si sbecca, si spacca al minimo colpo, mentre la plastica resiste a tutto e non si lamenta, La differenza sta nel fatto che la terracotta è come le persone, ha bisogno che la trattino bene”.
La mostra, questa volta, si terrà presso l’oratorio Giovanni Paolo II, in via 25 Aprile a Solbiate Olona, nei giorni di sabato ( dal tardo pomeriggio alle 23) e domenica, dalle 11.30 in poi.
Accanto ai paesaggi memori delle tonalità vivaci e accese dell’autunno prealpino, ma reinventati con un piglio onirico e naif, la due-giorni presenta il repertorio delle opere realizzate in ceramica,molte delle quali impreziosite dalle tinte scure della cottura Raku. Bassorilievi, vasi , lampade sono frutto di una cura per il dettaglio e il particolare, quasi maniacale e della continua reinterpretazione di alcuni “oggetti guida” fortemente simbolici e immediatamente suggestivi, come la scala o l’albero, variati, moltiplicati, ricontestualizzati. L’esito è quello di un’incantata geografia del fantastico del tutto priva però dell’elemento orrorifico e spaventoso accampato nel profondo di ogni fiaba.
Frutto di estrema cura e paziente lavoro, ogni singolo pezzo testimonia che la fragilità può avere un colore e una forma.
Del resto, come ha scritto un noto autore portoghese, riflettendo trasversalmente sulle nuove strategie di potere e di mercato, applicate alla storia dei materiali e del lavoro artigianale nell’era della globalizzazione: “la terracotta si crepa, si sbecca, si spacca al minimo colpo, mentre la plastica resiste a tutto e non si lamenta, La differenza sta nel fatto che la terracotta è come le persone, ha bisogno che la trattino bene”.
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