giovedì 8 maggio 2008

Comunque vi ho intrattenuto con queste facezie giusto nel caso doveste essere rapiti, risucchiati dalle profondita` del cielo. Concorderete che e` opportuno avere qualcosa di cui parlare, qualche argomento comune. Ewaninga e` una buona carta. Potreste sottrarvi ad una vivisezione o ad un lavaggio del cervello con connessa riprogrammazione, farvi degli amici e magari scoprire che dietro ai geroglifici sui lastroni ci sono i Grandi Anziani e che quindi gli alieni non c`entrano affatto.
In questo fraseggiare fantascientifico entro nella roadhouse di Wycliffwell. Pare non sia molto affollata. Nel parcheggio ci sono solo una Morris nera del `62 e un paio di Road Train. Il posto e` suggestivo. Immaginate un luna park in malora in mezzo al deserto, che si sostiene fornendo un ottimo servizio a campeggiatori e viaggiatori, fra l`altro a prezzi modici, con camere, caravan e quant`altro. Non manca nemmeno un vecchio trenino in disuso per raggiungere i siti piu` remoti del parco, dove si trovano i recinti degli animali. Insomma un incrocio fra Stephen King e Bernate.
Qua e la fra pitture raffiguranti omini verdi, statue a grandezza naturale dell`Uomo Mascherato, l`incredibile Hulck ed Elvis.
Tutto cio' mi sprona all`ennesima riflessione sul cattivo giusto australiano e sul rapporto imbarazzato e imbarazzante che gli australiani hanno col loro territorio.Questo continente li mette chiaramente a disagio. Di fronte agli spettacoli potenti che la natura selvaggia del continente impone loro, essi sanno riportare si` dati precisi su date ed ere geologiche, nomi, cognomi e aneddoti, ma tutto cio` finisce col creare un velo scientifico, o quasi, che si frappone fra loro e l`oggetto di interesse che manca di volta in volta di una spiegazione piu` penetrante e meno accademica.
Gli aborigeni, questa la mia modestissima opinione, non aiutano affatto a penetrare i misteri di questo loro mondo, giacche` ogni luogo degno di interesse e` per loro sacro come tale tabu`. La tutela per il luogo sacro si estrinseca, allora, nell`evitarlo nel modo piu` deciso completo.
Di chi sono allora questi posti? Non del bianco che ne prova, nonostante le apparnze, un profondo imbarazzo, l`imbarazzo che lo spirito storico, qui fra l`altro in una versione povera e giovane, prova di fronte all`elemento naturale.
Non degli aborigeni che preferiscono ricoprire il loro ruolo di custodi il piu` lontano possibile dal loco e il piu` vicino possibile a qualsivoglia rivendita di liquori.
Non certo del turista o dl viaggiatore che ne hanno una fruizione episodica e momentanea.
E allora di chi diavolo sono questi posti?

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