mercoledì 1 dicembre 2010

no cari amici, non intendo tediarvi con la televisione, né gettare altro veleno sulla lontana Vancouver.
Molti di voi non hanno mancato di notarlo, non si é molto parlato di altri posti e molte foto di Chiara restano sguarnite di commento.
Ecco, allora quanto mi propongo: sceglierne un paio e spendere due parole sul posto in cui sono state scattate. Non sono fra le piu' recenti, ma credetimi questo post ha avuto una lunga gestazione. Per voi puo' essere una occasione per rivedere le vecchie foto con una chiave interpretativa diversa.
Squamish in BC é il paradiso del rocciatore. Gli addetti all'ufficio turistico non vedono alternative o scalate o potete tornavene a casa, magari a Vancouver Nord che é a tre quarti d'ora di pulman.
Volete camminare nei boschi?
Prendete la macchina e dirigetivi al Garibaldi national park o alla vicina Wishtler, che prende il nome dal fischio delle marmotte, il che é garanzia bucolica mica da ridere oltre che un bel tributo alla onomatopea.
Quale macchina? Ho detto che voglio camminare!
Squamish ha montagne quasi tutto attorno perché é anche porto. Piccolo porto invero, minuscolo. Quindi uno spazio del suo orizzonte é occupato dall'oceano.
Solo se siete molto fortunati al centro informazioni nell'incredulita' generale sul fatto che si possa venire in citta' senza essere rocciatori e senza automobile qualcuno di sfuggita avra' menzionato le wet lands. Le paludi.
Le paludi si estendono tra la costa e la montagna, aggirando la citta' in modo discreto e valgono bene le pareti di roccia. Parte del loro fascino é legata alla loro dimensione dimessa: lambiscono un quartiere di recente costruzione, si insinuano fra i binari di un distaccamento della ferrovia, confinano con il parco di archeologia industriale. Parte é dovuta alla invertita proporzione fra terra e acqua, combinazione che spesso qui a Squamish vede la preponderanza strutturale e quantitativa di quest'ultimo elemento : si tratta in pratica di sentieri di terra e foglie tenuti assieme dalle radici di alberi possenti. Giusto un filo di terra su cui camminare.
Un altro posto sempre in British Columbia, degno di nota é Prince Rupert. La cittadina in sé é molto modesta. Come Gallarate di questi tempi, anch'essa é frequentata dai cervi e non ce ne si puo' stupire giacché é in mezzo alle foreste. Quello che la rende a suo modo unica é l'arrivo della nebbia dalla parte dell'oceano. Questa nebbia é cosi'spessa e compatta che il suo incedere ha i tratti dell'avanzata. Avanza e cancella. Una parte della citta' é ancora li' e poi lentamente non c'é piu'.
Squamish e Prince Rupert, sono paradigmatici di un sentimento complesso per cui fatico a trovare un nome. Di esso riesco solo a dire che presenta una dose massiccia di paradossalita'.
Nelle paludi mi metto a pensare che sembra di camminare proprio nelle tavole che Sergio Toppi dedica alla Florida (!) in un albo a lui affidato della serie Un uomo una avventura. Proprio di muoversi da una tavola all'altra, di disegno in disegno, come faceva fare Kurosawa in Sogni al suo protagonista servendosi delle opere di Van Gogh.
A Prince Rupert l'incedere della nebbia non puo' non richiamare alla mente il vecchio film di Carpenter ad essa dedicato.
In un luogo si assapora un altro luogo che é un luogo narrativo.
Si ha la sensazione di esserci gia'stati, ma ci si é stati solo colla mente e non propio li'.
A voi la conclusione.
PS: caro Wolf a proposito di cose strane, surreali e paradossali che segnano il blog canadese: il lupo scrive dei cervi! Pensa che io volevo fare un post sulle volpi!
Davide

1 commento:

Wolf ha detto...

Eh, caro Dado, di questi luoghi che non sono altro che un crocevia di differenti realtà è composto il complicato panorama delle nostre vite eroiche, sempre in equilibrio tra un mondo e un altro, tra il "qui e ora" e l'"altrove e altroquando"...
E' in post come quest'ultimo che hai redatto che sento maggiormente la nostra vicinanza interiore, nonché la nostra origine comune nel monastero della ben nota via accanto al ben noto boschetto...