martedì 30 settembre 2008

Era accaduto molto in fretta. Prima in mano teneva le croci, poi, invece, la chiave dell'auto; come se una sorta di attrazione magnetica avesse guidato il suo gesto verso la vecchia Morris.
E a questo punto era già dentro.
Era accaduto tutto molto velocemente, non aveva fatto in tempo ad accorgersi di nulla.
Certo l'auto gli era piaciuta subito, come piace un'antichità o un pezzo di collezionismo.
Eppure se qualcuno gli avesse chiesto di che colore fosse, giusto per fare l'esempio più banale, non avrebbe saputo rispondere.
Celeste e bianca. O forse nera? Boh...
E anche gli interni. Erano lì, c'era addirittura dentro... e tuttavia quasi non li vedeva.
Aveva preso a pensare in un modo strano.
Quello non era il suo modo abituale di affrontare i problemi, nemmeno in linea teoirca.
C'era qualche cosa che non andava...
Un'interferenza...
Era sul marciapiede e invece che buttarsi a capofitto, di nuovo, in quella rissa estrema dentro il locale si era buttato in macchina. O meglio, ci si era trovato, quasi suo malgrado.
Allora aveva pensato che avrebbe preso due piccioni con una fava: sarebbe entrato nel locale coll'auto schiacciando quanti più vampiri gli riusciva. Un'operazione a costo zero: quell'auto infatti gli era stata raccomandata per essere distrutta.
E invece, messo in moto fatta la manovra e un attimo prima di fare un'epocale incursione in quel maledetto locale, una voce che si spacciava per quella dela sua ragione l'aveva allarmato e fatto desistere:
"Bravo stupido - aveva detto la voce- e se quei tizi là dentro si impossessano dell'auto come la mettiamo?
Puoi immaginare cosa scaturirebbe dalla collaborazione fra questo veicolo stregato e i succhia-sangue? Dovremmo chiamamare l'esercito, allora, per risovere l'intera faccenda".
E poi la voce, quella presunta voce della ragione e del buon senso, aveva chiaramente affermato che il vecchio Corradine era uomo che bastava a se stesso; che sapeva quello che faceva e quello che andava fatto, che gli aveva affidato la faccenda dell'auto e non quella dei vampiri.
Così, prima che potesse dire anche un scialbo "no" si era ritrovato a viaggiare su una strada deserta che attraversava il nulla, nemmeno consapevole della direzione che aveva preso.
Questo, ora la capiva, faceva parte del potere della macchina. Il reverendo lo aveva avverrtito: era subdola e micidiale. Strisciava come un serpente fra gli angoli bui e le pieghe della coscienza, con la voce della ragione e dell'occulatezza , agiva dietro le quinte da gran 'burattinaia. E chissà cos'altro era in grado di fare.
Lo avrebbe scoperto presro.
Si era lasciato Corradine era alle spalle; forse vivo forse morto...Aveva importanza?
Anche Kalgoorlie era alle sue spalle, affossata nella notte.
La strada scorreva automaticamente sotto la pancia del veicolo.
"Brutta faccenda -pensò Mr.Kelly- un monaco al volante di una macchina dannata...Gran brutta faccenda"

lunedì 29 settembre 2008

Certo, Mr. Kelly teneva in mano - e ben strette - le due croci che il prete gli aveva fornito poco prima. Era questa la ragione per cui i vampiri non lo aggredivano. Quegli oggetti li spaventavano e risvegliavano in loro un profondo senso di repulsione.
E tuttavia i non- morti avevano preso a farsi coraggio a vicenda; a convergere verso le due sole vittime di quella sera: lui e il prete. Si facevano sotto, scendevano a patti col lancinante dolore che quelle piccoli croci causavano loro. Ma erano decisi. Avevano fame.
Mentre Mr. Kelly girava su se stesso, per dare a tutti i suoi futuri potenziali carnefici, che lo accerchiavano in giri sempre più stretti, la loro dose di sofferenza, seguiva colla coda dell'occhio le mosse del Reverendo.
Uomo pieno di sorprese quel Corradine; la bruna era venuta a dare manforte alla rossa.
Questa volta le due avevano pensato di artigliarli il petto. Una raffica di graffi taglienti come rasoi aveva lacerato l'abito sobrio e scuro che legava il reverendo al suo ruolo, come una specie di divisa. Fu così che assecondando un innato gusto dello spettacolo, il reverendo si trovò a combattere quelle inpersonificazioni del male prima con una camicia a brandelli e poi a torso nudo.
Le croci che aveva tatuate ovunque gli furono di grande aiuto. Ancora una volta l'offensiva vampiresca si trasformò in una isterica ritirata.
Corradine, a questo punto si gettò nel cerchio di Mr. Kelly, spingendo quest'ultimo verso la vetrata.
Certo signori, quella vetrata che da lì ad un attimo sarebbe finita in frantumi a causa dell'impatto.
L'ultima cosa che Mr. Kelly riuscì a registrare era il grido del reverendo che gli intimava di occuparsi dell'auto.
Ecco questo il punto della situazione. Non erano passati che pochi secondi e Mr. Kelly si era rialzato, si era ripreso dallo stordimento e si apprestava ad agire. Sapeva che là dentro, nel buco delle bestie, Corradine avrebbe di certo aperto definitivamente la sua borsa da viaggio per estrarne qualche cura letale.
Cura per il male, intendo.
Si era anche reso conto che il prete era un osso veramente duro e sapeva il fatto suo.
Ciònonostante, sarebbe rientrato a dargli manforte, perchè qualsiasi altra scelta lo avrebbe relegato, di fronte al tribunale della propria coscienza, fra i vigliacchi.
E Mr. Kelly non era un vigliacco.
Fu a questo punto che si accorse di tre cose.
In primo luogo in mano stringeva ancora le due croci, non se ne era separato nemmeno quando aveva liberato il saio dai frammenti di vetro.
Dal locale arrivavano strilli agonizzanti. E non era la voce di Corradine. Non per ora almeno. E questa fu la seconda osservazione che investì la sua coscienza.
Infine la vide. Parcheggiata proprio lì a pochi metri da lui, nella sua linea inconfondibile e in tuttoil suo fascino sinistro E con questo siamo a tre.
E da qui tutto prese un'altra piega.

venerdì 19 settembre 2008

blood sucker

"Odio quando le cose acaddono così velocemente" si trovò a pensare Mr kelly, ex Paul garret rialzandosi dal marciapiede scuotendosi via frammenti di vetro. I pezzi di vetro che non aveva addosso, li aveva attorno a sè .
E sotto le scarpe; in effetti, si accorse, ogni passo era un sinistro e ovattato scricchiolare. O meglio il suono giungeva ovattato a lui.
Insomma la vetrata del locale era andata in mille pezzi e lui si era trovato catapultato fuori.
Riformulando: Aveva distrutto la vetrata del locale volandoci attraverso. Il vetro, si sa, a parte forse la trasparenza non possiede le stese doti di acqua e aria.
Ora il suo cervello analizzava la sequenza nel dettaglio e a velocità sostenuta. Un attimo prima lui e il prete stavano discorrendo e un attimo dopo eccolo letteralmente immerso nel finimondo. Ora ricordava bene il dettaglio delle mani del reverendo che, mentre lui lo stava accusando di essere un impostore, correvano alla borsa da viaggio e la posizionavano sul bancone. La pendola a muro che suonava senza motivo. Le mani del prete che allentavano le cinghie che chiudevano il suo bagaglio, la propria voce che diceva. "Vedi prete sono trascorsi venticinque minuti e oltre senza che niente sia accaduto".
In realtà mr. Kelly era sicuro che il reverendo Corradine stesse cercando di recuperare un'arma da fuoco per sparagli a bruciapelo e si sorprese quando dalla borsa appena socchiusa prese ad espandersi un inequivocabile odore di aglio.
Non aveva avuto il tempo di vedere cosa altro la borsa delle meraviglie contenesse perchè il reverendo lo aveva violentemente sospinto all'indietro e verso il basso strattonando verso l'alto il suo sgabello, dimostrando in questo un'incredibile forza e grande velocità.
Mentre si ribaltava dalla sua comoda postazione originaria per guadagnare il pavimento del locale Mr Kelly assistette ad una scena raccapricciante. Non solo il reverendo era molto forte e molto veloce. Era anche assolutamente pronto di riflessi.
Dietro il bancone l'incantevole rossa con la precisione di un orologio svizzero si era rapidamente trasformata.
Il viso le si era allungato, le orbite degli occhi si erano incassate. Il suo pallore era ora scosso da ventate di rosso.
E beh certo c'erano ora, in più rispetto a prima, un bel paio di prominenti canini e unghie lunghe e affilate come rasoi.
Forse la creatura aveva mirato direttamente alla gola del prete mentre questi si spostava o forse desiderava sfregiargli proprio il viso, giusto per rendergli l'agonia più umiliante. Sta di fatto che oltre l'epidermide le unghie non andarono. Erano calate. abbastanza in profondità però da portarsi via uno strato di faccia.
Faccia finta però.
Sotto una maschera modellata con cura su ogni volume del volto e resa in modo assolutamente realistico c'era il vero volto del reverendo.
No, non era una mosca. Il vero volto era identico a quello portato via.
Con un'unica consistente differenza, però: era totalmente coperto di tatuaggi a forma di croce.
Mr. Kelly comprese che quando Corradine aveva affernato che i monaci e il loro mentore erano coperti di croci dalla punta dei piedi alla radice dei capelli, non aveva usato un'iperbole. Intendeva letteralmente.
Il vampiro di fronte a quel campionario insospettato, inatteso e letale fece un repentino balzo indietro in un crollo
di bicchieri boccali e bottiglie dalle rastrelliere attrezzate alle spalle del bancone.
Intanto Mr. Kelly si era alzato per fornire manforte al compagno giusto per trovarsi fra due vampiri. Non erano ragazze. Dovevano essere due degli avventori che riposavano nell'ombra; ex minatori, gente grossa.
Fu allora che si accorse che le sue mani stringevano qualcosa.

lunedì 15 settembre 2008

La pausa che Mr. Kelly si era concesso dopo la parola "vampiri" era quella di un grande oratore innamorato della propria perorazione.
Riprese subito il discorso interrotto, senza lasciare al prete il tempo di controbattere alcunchè.
Mi dici, caro prete, che te ne sei accorto quasi subito. Che vi addestrano a questo genere di cose. Chi? Dico io.
Cioè: chi vi addestra dato che il vostro guru è un pazzoide imprigionato dietro le sbarre? Ma non lo voglio realmente sapere, tutto sommato è irrilevante... E non accigliarti perchè ho chiamato pazzoide il tuo capo e mentore.
Insomma l'industriosa Kalgoorlie non è affatto industriosa. E nemmeno indaffarata. O meglio non lo è più, da quando sono arrivati loro.
In effetti questo buco ha proprio l'aria di una città fantasma, ma da qui a tirare fuori dal cilindro i vampiri, beh caro prete, ce ne passa!
Tuttavia voglio fare mia la logica del tuo discorso e ripercorrerlo per filo e per segno. I minatori erano le vittime ideali. Tutto il giorno nelle gallerie sotto terra, legati a questo posto, lontani da casa, senza amici e parenti che ne possano immediatamente denunciare la scomparsa. Non che siano morti tutti, certi sono semplicemente diventati dei "non vivi" al servizio dei loro nuovi signori. Un duro colpo questo per l'impresa privata e lo spirito di iniziativa...
I vampiri, devono aver fatto così: prima si sono saziati nel buio delle gallerie e delle miniere, da dove fra l'altro e con ogni probabilità sono anche sbucati, chissà magari qualcuno ha perforato la parete sbagliata ed aperto un varco che doveva restare chiuso...Poi quando le scomparse dei minatori rischiavano di diventare sospette si sono trasferiti in città e si sono dedicati agli abitanti. Prima i nullafacenti e i poco di buono. Gente che faceva tardi la sera e la cui mancanza non era avvertita da nessuno e poi tutti gli altri, o quasi.
Allo stato attuale se ne escono di notte dai loro nascondigli per servirsi di qualche malcapitato viaggiatore e da qui a a qualche tempo cambieranno aria per ricominciare da capo in un altro posto. Le miniere franeranno su se stesse e si incolperà un presunto gas tossico dei corpi rinsecchiti trovati in città.
Mi piace questa storia, pare un incrocio fra Bram Stoker, le notti di Salem e Richard Matheson...
Oh già e con una strizzatina d'occhio a quel film in cui James Wood accoppa i vampiri per conto del Vaticano!
E allora giacchè non ti puoi materialmente occupare di questa mole spropositata di lavoro, caro il mio prete, qual'è la tua proposta? Ma certo: che il sottoscritto, io, questo strano tipo in abito monacale che hai incontrato meno di un'ora fa, si occupi dell'auto infernale, così che tu possa concentrarti sul resto del lavoro.
Sai cosa penso prete?
Primo:penso che quella là fuori sia veramente una rogna su quattro ruote. Capiamoci, non credo che sia Christine o una sua parente, ma sono convinto che ospita qualche spiacevole sorpresa.Un mulga inferocito? Una bomba? Dieci mulga?
Gas nervino?
Secondo:Che la storia dei vampiri sia una solenne stronzata
Terzo: che non ci sia nessun James Brown ad Adelaide e nessun reverendo Corradine in un'umida e triste stanzetta di un manicomio criminale dall'altra parte del mondo, che non ci sia nessuna confraternita di monaci a lui devoti e che portano il suo nome.
No, prete, esiste un solo John Corradine, quello che cercavo fin dal principio di questa storia, ed egli mi conosce piuttosto bene perchè gli ho mandato letteralmente in aria la chiesa, ragione per cui egli è letteralmente furioso e mi vuole morto e infine che quest uomo mi sta proprio a fianco.
Perchè tu sei il reverendo Corradine.

domenica 14 settembre 2008

Il prete aveva parlato ancora. In modo serrato, nonostante il tono calmo. Durante questo monologo altri due oggetti erano scivolati dalle sue mani a quelle di Mr. Kelly, questa volta si trattava di due croci, una di S. Andrea e l'altra tradizionale.
Mr. Kelly l'aveva lasciato finire e intanto aveva svuotato la sua pinta.
Poi appena il suo compare ebbe taciuto, Mr Kelly esplose in una sonora risata. Era chiaro l'intento di imitare quel famoso attore comico, di colore, che aveva avuto un esordio di cariera in grande stile con W. Hill per poi finire più o meno in merda, ma sì... Eddie Murphy.
La risata gli attirò le occhiate diffidenti delle skimpy e suscitò una certa perplessità nel reverendo Corradine.
Mr. Kelly pareva ubriaco. Aveva dato una sonora pacca sulle spalle al suo compare e aveva preso a fare un discorso sconclusionato sul fatto che gli enti andrebbero ridotti e non moltiplicati e che, stando alle fonti, l'unica eccezione ammessa alla regola stava in psicologia, così almeno la pensava Jung nei tipi psicologici.
Poi guardando il suo compare dritto negli occhi gli aveva detto: Caro prete, come pretendi che possa credere a tutta questa maledetta faccenda?
Fino alla comparsa di John Brown potevo anche esserci cascato, ma l'ultima parte del tuo discorso è stata un delirio magistrale.
Ok, posso anche credere che ci sia ad Adelaide questo cattivo da operetta con dei superpoteri da stregone che calza un nome così ambiguo da poter essere sia quello di un martire americano sia quello di un cattivo da reggae music, uno sceriffo pieno di astio e rancori razziali irrisolti.
Posso anche credere che esista questa setta di buoni diavoli al servizio del reverendo Corradine, quello buono, quello detenuto nel manicomio criminale, intendo; questi monaci che si fanno chiamare come lui e che ne sono i gli occhi e le orecchie che egli ha sparso per il mondo... ma il resto della storia, beh il resto della storia non sta nè in cielonè in terra.
Il resto della storia pare malamente copiao dai soggetti di due film di John Carpenter, uno degli esordi e l'altro della decadente maturità.
Insomma saresti stato inviato nel continente dal vero John Corradine per uccidere il falso Corradine, che in realtà è un tipo chiamato James Brown. Inciso: per le ragioni già ricordate tu stesso ti chiami John Corradine; fine dell'inciso, inciso, sia detto fra noi, surreale e gustosissimo, il tuo infatti può essere preso come un omicidio nominale, cioè alla stregua di un tentato suicidio, comunque...
Vieni rallentato nella tua missione per due fatti imprevisti.
O meglio per due missioni collaterali che ti vengono affidate in contemporanea a quella, centrale e pensavo io, prioritaria, di sbarazzartti dell'impostore Brown.
Prima: Ti viene fornita quest'auto che è chiaramente un'auto infernale, capace di alterare la psiche di chi la guida e di far emergere gli istini criminali e antisociali che, da quanto mi dici, per quanto repressi, abitano nel profondo di ciascuno di noi. Da qui, per te, la necessità di ingaggiare con questo mezzo una lotta senza quartiere e altamente debilitante. Resistere all'auto è difficilissimo, la prospettiva di poterla sconfiggere poi appare quasi impossibile.
Mi hai detto che ne hai ricevuto le chiavi dal monaco che se ne era occupato, ci aveva provato per lo meno, prima di te. Anche lui a nome Corradine, anche lui della vostra circoscrizione di crociati. Il poveretto, hai affermato, era ridotto ad una larva, forse in seguito è addirittura morto... Cero fin che qualcuno è in grado di tenere testa a quel gingillo a quattro ruote, le possibilità che il gingillo stesso faccia del male in maniera incondizionata sono limitate e c'è da sperare che la somma dei tentativi di fiaccare l'anima nera di questa macchina cattiva, portino al suo progressivo sfinimento e, forse, alla sua vera e propria fine.
Ma per ora chi si infiacchisce e muore siete voialtri monaci, in quanto, mi dici, il tuo precursore non era il primo impiegato in questo ufficio.
C'è da chiedersi se il vostro Reverendo che vi ha destinato ad una tale missione suicida vi voglia in effetti almeno un po' di bene, Ed ecco che tu mi dici che forse nella presenza letale di questo strano aggeggio sul territorio c'è da ravvisare lo zampino del reverendo Brown, che abbiamo riconosciuto come il vero cattivo di tutta la faccenda.
Ma, ammetti, non ne hai le prove.
Ed ecco, come se la carne al fuoco non fosse già abbastanza, la seconda missione, che si accavalla alla prima e sposta nel tempo la terza, che lo ribadisco credevo per te essere la prioritaria. Giacchè l'elegante Morris del 62, che noi sappiamo in realtà essere un'auto infernale, pericolossissima e divoratrice di anime, non pare da sola bastare alla soddisfazione del tuo immenso ego combattivo, ecco cacciarti in questa faccenda dei vampiri.

mercoledì 10 settembre 2008

the Razors edge 2

Mr. Kelly si trovò sconsolato e un po' irrequieto a constatare che il quadro non si era semplificato da solo.
Anzi...pareva essersi complicato.
Il prete, forse indovinando la sua perplessità, forse per una semplice questione di routine o volendo ingannare il tempo supestite in amena conversazione chiese al suo compare se l'incontro col reverendo Corradine sull' Indian Pacific era stato così esaustivo da non avergli lasciato nemmeno un piccolo dubbio o perplessità.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Mr. Kelly lottando a piene mani e perfino coi denti con quella sensazione di non -senso crescente che lo circondava lo guardò ostile , cercando con un ultimo impossibile sforzo di mantenere la calma:
"Prete - disse- sei tu il reverendo Corradine o ho capito male?
Perchè fino a cinque minuti fa credevo che il reverendo in questione fosse morto, probabilmente saltato in aria colla sua dannatissima chiesa, dalle parti di Adelaide, ma tu mi hai prontamente dissuaso dalle mie ferree convinzioni affermando di essere tale reverendo. Ed ora che mi avevi quasi convinto, affermi che io avrei dovuto incontrare tale reverendo su un fottuto treno dal quale in effetti sono sceso non molto dopo la sua partenza".
"Ora - proseguì Mr: Kelly - o tu sei del tutto pazzo o stai cercando di far impazzire me, il che, mi pare essere uno sforzo inutile, gratuito e in parte controprocducente, almeno per quanto mi riguarda. Te lo chiedo per l'ultima volta: a che gioco giochiamo?".
Il prete era livido. Bevve un sorso di birra e la mano che serrava il bicchiere era tremante. Solo allora, una volta cioè che aveva posato il boccale sul banco con un tonfo sordo ed eloquente, parve ritrovare la calma. Guardò il suo Zodiac da polso conteggiò mentalmente il tempo a loro disposizione e disse:
"Mi pare chiaro che non hai incontrato il reverendo Corradine sul treno.
Questo complica dannatamente tutto quanto. Ho esattamente venticinque minuti per riassumerti e spiegarti tutta la faccenda, trascorso questo lasso di tempo sarà troppo tardi, almeno per le parole. Venticinque minuti non sono tanti e non sono nemmeno pochi. Cercherò di non fare divagazioni dotte o citazioni e di venire subito al sodo."
Mr. Kelly lo guardava speranzoso, era tutto orecchi.
"Hai fatto saltare in aria la chiesa nera di Adelaide, bel colpo; non era riuscito ai migliori. Tuttavia non hai ucciso il Reverendo Corradine.
Egli è vivo e vegeto e medita un qualche piano diabolico che occorrerà scoprire e sventare. Di questo, se non ti dispiace mi occupo io.
Quale sia questo piano diabolico non è noto. Sono state fatte delle ipotesi e ciascuna e peggiore e più sinistra dell'altra.
Qualcuno pensa che il reverendo voglia animare il Glouchester tree, l'albero gigante delle foreste del sud Ovest e con quello tutta la foresta e da lì muovere alla distruzione delle aree urbane e civili. Io ritengo che questa tesi sia assurda: le foreste in questione sono assolutamente troppo distanti da Adelaide e se questo fosse veramente stato il suo intento, il reverendo si sarebbe scelto una base operativa più vicina e comoda.
E' molto più probabile che quel pazzo scatenato voglia usare la sua nera stregoneria per animare gli Undici Apostoli, i grandi colossi di pietra che custodiscono la costa antartica, renderli dei giganti semoventi e ubbidienti e dirigerli contro qualche obiettivo che lui solo conosce.
E posso giurarti che quell'uomo è in grado di farlo.
C'è un altro piccolo fondamentale particolare che non posso tralasciare: Il Reverendo Corradine di cui stiamo parlando non è affatto il vero reverendo Corradine e non perchè il vero reverendo Corradine sia io o il tizio che avresti dovuto incontrare sul treno.
Il vero reverendo Corradine, che Iddio lo abbia in gloria ora e sempre, è un uomo giusto, un monaco severo dal fisico debilitato dal digiuno e con ogni centimetro di pelle del suo corpo ricoperto di croci tatuate, che sconta la parte restante della sua vita in una cella di un ospedale psichiatrico reo del solo crimine di aver combattutto il Male con metodi e un fervore che poco sono piaciuti all'epoca razionalista e moralmente ipocrita in cui ci troviamo a vivere.
La sua Chiesa non ha nulla da spartire colla Chiesa Nera, i suoi monaci nulla da spartire coi monaci mosca.
Corradine combatte la sua battaglia per un mondo migliore, non è ne un mostro nè uno stregone.
Giacchè ne lui ne noi, i suoi ministri, ci aspettiamo che marcisca per sempre entro quella vergognosa cella, quando ci leghiamo al suo gruppo lasciamo il nostro vecchio nome e assumiamo il suo. Qualora scappasse, i suoi segugi avrebbero un bel da fare nel rintracciarlo in una selva di omonimi . Una selva di monaci, tutti chiamati JohnCorradine e tutti tatuati di croci dalla punta dei piedi alla testa".
Il fatto che il maesro si trovi attualmente trattenuto dietro le sbarre di un ospedale psichiatrico - che Iddio maledica la stupidità umana - non significa che non sia meno attento e informato riguardo a quello che accade fuori, nel mondo. La nostra rete è efficiente e diffusa e noi siamo uomini di studio e integerrimi. E' così che il reverendo Corradine è venuto a sapere di questo tizio che si spacciava per lui, barricatosi in questo angolo remoto e poco acessibile di mondo, per poter svolgere, protetto da un nome in realtà temibile e dalla lunga distanza, i suoi loschi maneggi.
No caro amico, questo uomo malvagio, questa strega infernale che trasforma gli uomini in mosche e le mosche in monaci non ha nulla a che fare col reverendo Corradine, cui ha sottratto il nome e di cui infanga la reputazione.
John Brown.
Questo il nome..
Questo uomo da poco, che non ha nemmeno il coraggio di indossare il suo vero nome, si chiama dunque e in realtà John Brown.
E io sono stato inviato per ucciderlo.
Ma la macchina e i vampiri mi stanno rallentando."

lunedì 8 settembre 2008

The razors edge 1

C'era stato un attimo di silenzio, nemmeno troppo lungo, ma abbastanza sì.
Insomma c'era stato quest'attimo di silenzio abbastanza lungo. Poi il prete s'era sganciato dal suo sgabello, aveva preso la sua birra e si era avvicinato al monaco.
Mr. Kelly, per un lungo momento, aveva temuto un attacco frontale, poi qualche cosa nel volto del prete l'aveva conquistato.
"E' così che fa le sue vittime - ruggiva una parte remota del suo cervello- abbatte le loro barriere, forse con una forma sofisticata di ipnosi. Si fa beffa delle loro difese con una maschera di fiduciosa bonarietà."
Mr. Kelly ignorò quella voce ammonitrice, relegandola in un abisso sempre più profondo, mentre il suo sguardo indagatore si concentrava su un particolare insolito e pittoresco: la borsa da viaggio del predicatore; una borsa logora e vecchio stile sopravvisuta alle sabbie, si sarebbe detto, di molti deserti.
Il prete la spinse con la punta di un impeccabile stivale sotto il suo nuovo sgabello.
Ecco gli si era fatto molto vicino. Mr. Kelly aveva di fronte quel suo paio di occhi blu profondi e il viso tirato, un cranio non calvo ma con radi capelli biondi e quella barba chiara. Per quanto la sua voce interiore gridasse dal baratro senza luce in cui l'aveva cacciata, non riusciva a percepire quel tipo come pericoloso.
C'era un tassello che ignorava, questo si diceva: doveva essersi perso un pezzo, o più, del puzzle per strada.
Le signorine intanto si tenevano a debita distanza. Se il prete aveva qualcosa di dannoso e molesto loro l'avevano percepito appieno.
Il prete parlò. La sua voce era piacevole e il tono assolutamente amichevole: " capisco -disse- tu devi essere quel tipo che ha fatto saltare la Chiesa Nera di Adelaide. L'associazione mi ha parlato di te e mi hanno assicurato che saresti arrivato in città prima del calare delle tenebre. E infatti ecoti qui.; del resto l'associazione non sbaglia mai. O quasi. Il ritratto che mi hanno fornito coincide, anche sul travestimento da monaco ero stato informato; geniale devo dire"
Qui il ministro di Dio si interruppe. Forse supponeva che il suo compare volesse dire qualcosa. In realtà Ned Kelly restava completamente muto. Aveva imparato che quando una situazione risulta completamente incomprensibile e abbondantemente surreale le cose da fare sono solo due: o isolare ogni minimo segmento di essa, sperando di dare senso al contesto ricreandolo come somma di parti comprensibili o evitare di intervenire sperando ottimisticamente che il quadro si precisi da solo.
"Mi scuso per il tono aggressivo di poco fa - aveva ripreso a dire il prete- non era voluto. Dipende dall'influsso negativo della macchina". E pronunciate queste parole allungò sul bancone un portachiavi a chiave unica.
Mr. Kelly lo prese e se lo mise in una tasca interna del saio.
Il reverendo lo guardò con uno sguardo compiaciuto, poi disse che ammirava il genere di uomini che non perdono tempo e sanno quando è il momento di perdersi in chiacchere e quando invece ocorre agire.
Disse che la pendola di fronte a loro, che ticchettava ritmica in una cassa di mogano che pareva una bara, era stata volutamente posta un'ora indietro e che il tempo realmente a loro disposizione era quindi poco, ma che tuttavia ce ne era a sufficienza perchè potesse rispondere a qualche domanda, se qualche dettaglio non era ancora chiaro.

giovedì 4 settembre 2008

Dentro il locale le skimpy c'rano veramente ed erano ipnotiche. Un vero monumento al vojerismo. Tutte sorrisi e moine. Una bionda, una nera e una rossa. E tuttavia la loro sollecitudine nell'ingraziarsi i clienti e riempire i bicchieri pareva mal riposta.
In primo luogo perchè i clienti seduti ai quattro lati del bancone quadrato erano pochi e silenziosi.
I posti nel resto del locale erano vuoti o sprofondati in una fitta ed impenetrabile ombra , il tavolo da bigliardo anch'esso vuoto, il jukebox muto. C'era insomma questa strana atmosfera da domenica pomeriggio all'oratorio in agosto , ma con in più una sfumatura sinistra imprecisabile, come se il parroco fosse morto o accusato di molestie. Non saprei dire, come una sorta di odore cattivo nell'aria...
E tuttavia un odore perfettamente inodore.
Mr. Kelly attribuì tutto questo alla stanchezza per il viaggio e non gli diede peso. In effetti il servizio era impeccabile, la ragazza che lo aveva servito bellissima e solerte, il suo boccale opacizzato di condensa assolutamente invitante. Il fatto poi che il posto fosse tranquillo e silenzioso non lo infastidiva più di tanto...
Solo si aspettava... ecco sì, che non fosse proprio così tranquillo e silenzioso. Qualche decibel in più gli avrebbe giovato, al locale dico.
Tutto questo clima di declino strisciante lo aveva accompagnato dal suo ingresso in città. Poca gente schiva e furtiva, assi alle finestre, cespugli fantasmi per le strade. Sì, la città pareva semi-abbandonata o prossima all'ora del coprifuoco.
Qualcuno doveva avergli letto nella mente, perchè il tipo che sedeva alla sua sinistra in fondo a quel lato del quadrato fece rimbalzare una frase d'approcio : "Posto tranquillo...troppo".
Mr. Kelly prese in considerazione l'individuo che aveva fatto scivolare quelle poche parole verso la sua porzione di bancone.
Non era di certo un minatore. Niente barba lunga e spiovente. Non pareva ubriaco. Aveva un vestito nero ed un colletto bianco. Ah, era un prete.
"Cosa fa un ministro di Dio in questo luogo peccaminoso?"
Stranamente a formulare la domanda era stato proprio il prete e non si riferiva a se stesso. Ricorderete infatti che Mr. Kelly indossava dalla sua fuga da Adelaide un saio monacale.
La scena aveva un che di grottesco: due uomini di Dio al bancone del vizio.
"Potrei rivolgerle la stessa domanda " disse asciutto Mr. Kelly fra un sorso di birra e l'altro.
Il prete sembrava deciso a farsi i fatti del monaco. Aveva un che di insistente e provocatorio.
"Dimmi figliolo a che ordine appartieni? Non riesco a capirlo dal colore e dal taglio del tuo saio..."
Mr. Kelly si scoprì veramente stizzito.Era entrato nel pub per bersi un paio di birre in Santa Pace ed ecco quello strano prete abbandonarsi ad ambigui motteggi pieni di sensi reconditi e a un fraseggiare francamente inquisitorio.Che diavolo voleva quel tipo? Perchè voleva fare conversazione a tutti i costi? E perchè aveva quel tono quasi sarcastico, ironico di dire le cose?
Così Mr Kelly si lasciò sfuggire una battutta di troppo, volendo forse intimorire il suo avversario,stupirlo e quindi zittirlo.O forse non era una battuta di troppo, ma solo la battuta sbagliata. E forse nemmeno una battuta.
"E' un saio della chiesa nera del reverendo Corradine" disse Mr: Kelly.
"Io sono Corradine", disse il pete in un sorriso duro, enigmatico e spietato.
"E allora dovresti essere carne per i vermi, perchè io ti ho ucciso" rispose l'ex Paul Garret.

mercoledì 3 settembre 2008

Non saprei dirvi bene come era accaduto.
Vi ho già spiegato infatti che il mio sguardo non è quello di un veggente e che in questa storia ci sono molte zone d'ombra, molti spazi e durate in cui mi risulta impossibile penetrare.
Di fronte a questo ostacolo posso solo avanzare ipotesi o procedere per elisioni.
Non so cosa fosse accaduto sottoterra. Non so se là giù, nelle viscere del mondo, c'è un convoglio speciale che procede a velocità ragguardevoli o addirittura impensabili coprendo un percorso parallelo a quello che l' Indian Pacific svolge in superficie; o se magari la botola fungeva da porta dimensionale.
Sarò sincero: non ne ho la più pallida idea.
Tutto quello che posso raccontarvi, invece, è che in una calda sera d'estate Mr. Kelly sbucò nell'avamposto minerario di Kalgoorlie.
Così: un attimo prima non c'era nessuno, solo sabbia e calore e un attimo dopo ecco invece il nostro viandante dirigere passi lenti e stanchi verso la città, il suo viale principale addormentato sotto la calura del tardo pomeriggio e i suoi locali malfamti.
Ma qui la mia vista torna a soccormi e si fa precisa e indagatrrice.
Vedo.
E vedo chiaramente.
Ecco Mr. Kelly ruotare una maniglia per scomparire nella penombra di un locale.
Si lascia alle spalle il sole basso nel cielo e una lavagnetta mal'adagiata su un tre piedi di legno zoppicante.
La lavagnetta riporta i nomi delle tre ragazze che servono, in sola biancheria intima, da dietro il bancone birre ai minatori e agli scarsi avventori.
Hanno dei nomi così falsi che mi basta leggerli per dimenticarli.
Stando invece alla categoria, le chiamano Skimpy.
Il lavoro è ben pagato, i minatori le adorano, massicci figuri le proteggono.
Questi ultimi sono i buttafuori che devono garantire l'incolumità delle ragazze e il loro benessere psicologico,
per quanto i minatori, dalle lunghe barbe e dall'occhio lucido, siano soliti comportarsi molto civilmente; semplicemente sono depositari di una sacrosanta verità: che c'è solo una cosa migliore di una birra ghiacciata dopo una giornata di lavoro in miniera...
Vale a dire quella stessa birra servita da una fanciulla piacente, gentile e quasi svestita.
Da parte loro le ragazze sono assolutamente professionali e delle macchine per soldi.
Sanno che ad un certo punto della serata ogni singolo avventore fra il pubblico pagherà una copiosa mancia per vederle liberarsi dal peso superfluo dei loro reggiseni.
Pare che questo sia il modo con cui i minatori di Kalgoorlie bruciano i loro risparmi. Da sempre, o meglio dalla fondazione della città durante la corsa all'oro che la vide sorgere dal nulla a metà del diciannovesimo secolo.
Come diceva il noto drammaturgo inglese: Il mio oro per una scrollata di tette!
Ma questo, signori, non è quel genere di storia.